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Io ero ritornato ai miei bagni. Una volta mi era sembrato d’incontrare nel piccolo giardino dell’albergo quella stessa donna che mi avea fatto sì strana impressione al teatro; era la medesima figura estenuata e triste, in cui la fierezza e un certo che di vivo e di ardente, sembravano ribellarsi ancora; andava lenta, stanca, appoggiandosi al braccio di qualcuno — un signore alto e biondo — e mi fissò in volto quei medesimi occhioni divoranti e accerchiati di un solco bruno.

Il giorno stesso vennero a dirmi che la signora che occupava il grande appartamento del primo piano desiderava parlarmi. Non conoscevo la signora del primo piano, non mi aspettavo quell’ambasciata fatta in modo singolare, ma non fui incerto un istante sul chi ella fosse, e di chi avesse a parlarmi. Scendendo al primo piano sentivo un presentimento doloroso che mi stringeva il cuore.

Allorchè entrai stava presso la finestra; quantunque fosse la metà di maggio, avea fatto accendere un gran fuoco. Il sole era tramontato e nella stanza regnava la luce incerta di quel-