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— Signor tenente, lei è pregato di non chiamare bamboccio il mio Giannino.

— Scusami! Cosa vuoi? non so abituarmi all’idea di vederti madama La Ferlita. Se tu avessi avuto quindici o venti anni di meno, o se io fossi stato contrammiraglio!... Ti rammenti di quel tavolinetto presso il quale tu solevi ricamare? Infine quel che è stato è stato, e non gliene voglio a cotesto signor La Ferlita, a patto che ti renda felice. Non ti dirò che quando la zia mi ha scritto del tuo matrimonio, non m’abbia sentito qualcosa qui. Già, sai come siamo noi altri giovanotti della marina! un po’ del collegio c’è sempre a bordo, e i lunghi quarti passati a guardare le stelle danno delle grandi malinconie. Non ti dico che tutti gli ufficiali si somiglino... quelli di cavalleria per esempio! altro che fanciulli! Se tu li avessi sentiti al caffè d’Europa o alla Concordia! Se io fossi in cavalleria forse l’avrei presa per un altro verso, e adesso invece di avermela con tuo marito cercherei di farti la corte.

— Carlo!...