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DANTE ALIGHIERI

42 iii
D
ONNE, ch’avete intelletto d’amore,

Io vo’ con voi della mia donna dire;
               Non perch’io creda sue laude finire,
               Ma ragionar per isfogar la mente.
               5Io dico che, pensando il suo valore,
               Amor sì dolce mi si fa sentire,
               Che, s’io allora non perdessi ardire,
               Farei parlando innamorar la gente.
               Ed io non vo’ parlar sì altamente,
               10Che divenissi per temenza vile;
               Ma tratterò del suo stato gentile
               A rispetto di lei leggeramente,
               Donne e donzelle amorose, con vui,
               Chè non è cosa da parlarne altrui.
          15Angelo chiama in divino intelletto,
               E dice: ‘ Sire, nel mondo si vede
               Meraviglia nell’atto, che procede
               Da un’anima, che fin quassù risplende. ’
               Lo cielo, che non have altro difetto
               20Che d’aver lei, al suo Signor la chiede
               E ciascun santo ne grida mercede.
               Sola pietà nostra parte difende;
               Che parla Iddio, che di madonna intende:
               ‘ Diletti miei, or sofferite in pace,
               25Che vostra speme sia quanto mi piace
               Là, ov’è alcun che perder lei s’attende,
               E che dirà nell’Inferno a’ malnati:
               “Io vidi la speranza de’ beati.” ’
          Madonna è desiata in sommo cielo:
               30Or vo’ di sua virtù farvi sapere.

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