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DANTE ALIGHIERI
40Chi fosser l’altre due ch’eran con lei.
E questa, ch’era di pianger sì pronta,
Tosto che lui intese,
Più nel dolor s’accese,
Dicendo: ‘ Or non ti duol degli occhi miei?
45Poi cominciò: ‘ Siccome saper dêi,
Di fonte nasce Nilo picciol fiume:
Ivi, dove ’l gran lume
Toglie alla terra del vinco la fronda,
Sovra la vergin onda
50Generai io costei, che m’è da lato,
E che s’asciuga con la treccia bionda.’
Questo mio bel portato,
Mirando sè nella chiara fontana,
Generò quella che m’è più lontana.’
55Fenno i sospiri Amore un poco tardo;
E poi con gli occhi molli,
Che prima furon folli,
Salutò le germane sconsolate.
E poichè prese l’uno e l’altro dardo,
60Disse: ‘ Drizzate i colli:
Ecco l’armi ch’io volli;
Per non l’usar, le vedete turbate.
Larghezza e Temperanza, e l’altre nate
Del nostro sangue mendicando vanno,
65Però se questo è danno,
Pianganlo gli occhi, e dolgasi la bocca
Degli uomini a cui tocca,
Che sono a’ raggi di cotal ciel giunti;
Non noi, che semo dell’eterna rocca:
70Chè, se noi siamo or punti,
Noi pur saremo, e pur troverem gente,
Che questo dardo farà star lucente.’
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