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CECCO ANGIOLIERI
Sonetti
30 | i | c. 1255-†? |
S’ i’ fosse vento, lo tempesterei;
S’ i’ fosse acqua, io l’annegherei;
4S’ i’ fosse Dio, mandereil in profondo.
S’ i’ fosse papa, sare’ allor iocondo,
Chè tutt’ i cristïani imbrigherei;
S’ i’ fosse emperator, sa’ che farei?
8A tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’ i’ fosse morte, andarei da mio padre;
S’ i’ fosse vita, fuggirei da lui;
11Similemente faría da mi’ madre.
S’ i’ fosse Cecco com’i’ sono e fui,
Torrei le donne più belle e leggiadre,
14E zoppe e laide lascereile altrui.
31 | ii |
Era si caldo de’ molti fiorini
Che gli uomin gli parevan topolini
4E di ciascun si facia beffa e ciancia.
Ed usava di dir: ‘ Mala mescianza
Possa venire a tutt’ i miei vicini,
Quand’ e’ sono appo me sì picciolini
8Che mi fôra disnor la lora usanza.’
Or è per lo suo senno a tal condotto
Che non ha niun sì piccolo vicino
11Che non si disdegnasse fargli motto.
Ond’io metterei il cuor per un fiorino
Che anzi che sien passati mesi otto,
14S’egli avrà pur del pan, dirà: ‘ buonino! ’
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