Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
GUIDO CAVALCANTI
25 | ii |
E fa tremar di claritate l’a’ re,
E mena seco Amor, sì che parlare
4Omo non pùo, ma ciascun ne sospira?
Deh! che rassembla quando li occhi gira,
Dical Amor, ch’i’ nol porria contare:
Cotanto d’umiltà donna mi pare,
8Ch’ogn’altra veramente la chiam’ ira.
Non si porria contar la sua piagenza,
Ch’a lei s’inchina ogni gentil vertute,
11E la beltate per suo Dio la mostra.
Non fu sì alta già la mente nostra,
E non si posa in noi tanta vertute
14Che propriamente n’abbiam conoscenza.
26 | iii |
E ciò che luce ed è bello a vedere;
Risplende più che sol vostra figura,
4Chi vo’ non vede ma’ non può valere.
In questo mondo non ha creatura
Sì piena di bieltà, nè di piacere:
E chi d’amor si teme, l’assicura
8Vostro bel viso, e non può più temere.
Le donne chi vi fanno compagnia
Assa’ mi piaccion per lo vostro amore,
11Ed i’ le prego, per lor cortesia,
Che, qual più puote, più vi faccia onore,
Ed aggia cara vostra segnoria,
14Perchè di tutte siete la migliore.
77 |