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GUIDO CAVALCANTI
Era la vista lor tanto soave
E tanto queta, cortese ed umile
Ch’i’ dissi lor: ‘ Vo’ portate la chiave
8Di ciascuna vertù alta e gentile.
Deh! foresette; no m’abbiate a vile
Per lo colpo ch’io porto:
Questo cor mi fu morto,
12Poi che ’n Tolosa fui.’
Elle con gli occhi lor si volser tanto,
Che vider come ’l cor era ferito
E come un spiritel nato di pianto
16Era per mezzo de lo colpo uscito.
Poi che mi vider così sbigottito,
Disse l’una che rise:
‘ Guarda come conquise
20Forza d’amor costui.’
Molto cortesemente mi rispuose
Quella che di me prima aveva riso:
Disse: ‘ La donna che nel cor ti puose
24Colla forza d’Amor tutto ’l su’ viso
Dentro per li occhi ti mirò si fiso
Ch’Amor fece apparire.
Se t’è grave ’l soffrire
28Raccomandati a lui.’
L’altra pietosa, piena di mercede,
Fatta di gioco, in figura d’Amore,
Disse: ‘ ’l tuo colpo che nel cor si vede
32Fu tratto d’occhi di troppo valore,
Che dentro vi lasciaro uno splendore
Ch’i’ non posso mirare:
Dimmi se ricordare
36Di quegli occhi ti pui.’
Alla dura questione e paurosa
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