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GIOSUÈ CARDUCCI
Goffi sputavan su la prosternata
Gregge: di dietro al battistero un fulvo
Picciol cornuto diavolo guardava
60E subsannava.
Fuori stridea per monti e piani il verno
De la barbarie. Rapido saetta
Nero vascello, con i venti e un dio
64Ch’ulula a poppa,
Fuoco saetta ed il furor d’Odino
Su le arridenti di due mari a specchio
Moli e cittadi a Enosigeo le braccia
68Bianche porgenti.
Ahi, ahi! Procella d’ispide polledre
Avare ed Unne e cavalier tremendi
Sfilano: dietro spigolando allegra
72Ride la morte.
Gesù, Gesù! Spalancano la tetra
Bocca i sepolcri: a’ venti, a’ nembi, al sole
Piangono rese anch’esse de’ beati
76Màrtiri l’ossa
E quel che avanza il Vínilo barbuto,
Ridiscendendo da i castelli immuni,
Sparte — reliquie, cenere, deserto —
80Con l’alabarda.
Schiavi percossi e dispogliati, a voi
Oggi la chiesa, patria, casa, tomba,
Unica avanza: qui dimenticale,
84Qui non vedete.
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