Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
GIOSUÈ CARDUCCI
E gli sportelli sbattuti al chiudere
Paion oltrtaggi: scherno par l’ultimo
Appello che rapido suona:
28Grossa scroscia su’ vetri la pioggia.
Già il mostro, conscio di sua metallica
Anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei
Occhi sbarra; immane pe ’l buio
32Gitta il fischio che sfida lo spazio.
Va l’empio mostro; con traino orribile
Sbattendo l’ale gli amor miei portasi.
Ahi, la bianca faccia e ’l bel velo
36Salutando scompar ne la tenebra:
O viso dolce di pallor roseo,
O stellanti occhi di pace, o candida
Tra floridi ricci inchinata
40Pura fronte con atto soave!
Fremea la vita nel tepid’aere,
Fremea l’estate quando mi arrisero;
E il giovine sole di giugno
44Si piacea di baciar luminoso
In tra i riflessi del crin castanei
La molle guancia: Come un’aureola
Più belli del sole i miei sogni
48Ricingean la persona gentile.
Sotto la pioggia, tra la caligine
Torno ora, e ad esse vorrei confondermi
Barcollo com’ebro, e mi tòcco,
52Non anch’io fossi dunque un fantasma.
525 |