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GIOVANNI PRATI
Del nostro fior si veste,
28Se il mar non sè lo piglia:
Nè men chi suda in guerra
Porta le mie corone,
Se, innanzi il dì, nol pone
32Lancia nemica in terra.
Ma guai chi tenta il volo
Per vie senza ritorni!
Languono i rosei giorni
36Al vagabondo e solo.
Perchè, mal cauti, il varco
Dare alla mente accesa? . . .
Corda che troppo è tesa
40Spezza sè stessa e l’arco.
Dal dì che il mondo nacque,
Io, ch’ogni ben discerno,
Scherzo col riso eterno
44Degli árbori e dell’acque;
E dalla bocca mia
Spargo, volenti i numi,
Aure di vita e fiumi
48Di forza e d’allegria.
Sul tramite beato
Però più d’uno è vinto
Per doloroso istinto
52O iniquità del Fato;
Ma può levarsi pieno
Di gagliardìa divina
S’ei la sua testa china
56Nel mio potente seno.
Dal sol che spunta e cade
A voi nella pupilla,
Dall’aria che vi stilla
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