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ALEARDO ALEARDI
Laguna, si perdea
Tra un labirinto d’isolette meste.
All’appressarsi del naviglio sacro,
Unico abitatore,
10Volando emerse di colombi un nembo
Dal turbato lavacro.
II pio guardò quell’isole dal lembo
Della sua poppa lungamente. In core
Gli sfolgorò del vaticinio il lampo;
15E profetò che un giorno
Tra quella d’acque squallida vallea
In trïonfal ritorno
All’avello condotto esser dovea.
E come ei tacque, sulle canne apparve
20Lo spettro d’una chiesa Bizantina
Che tremolò per l’etere e disparve;
E d’eco in eco per lo tacito arco
Dell’Adriaca marina
Grido immenso volò: ‘ Viva san Marco! ’
25Sì, laggiù, poserai, ma sotto l’ale
D’un padiglion di cupole dorate;
Laggiù, o celeste, poserai, ma cinto
Da selva di lucenti
Colonne, e sul tuo portico regale
30Scintilleranno egregi e impazïenti
I destrier di Corinto,
Al nome tuo, venture inno di guerra,
Dagli antri funerali
I lividi corsali
35Esulteranno: e dai pugnati campi
Prigionieri verran di Palestina
A riflettersi mille arabe lune
Dentro le tue lagune;
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