Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ALEARDO ALEARDI
A rovesciar sul designate loco
Quelle plebi di cupidi credenti;
Perocchè sulla terra itala Dio
15Rendere allor dovea
Una grande giustizia ed aspettata
D’una potente Rea
Giunta al soverchio delle sue peccata;
Arrotâr le bipenni, e sui cavalli
20Selvatici balzarono que’ torvi
Carnefici; e varcâr montagne e valli
Dritti ver l’Alpe, col funereo istinto
D’un nuvolo di corvi
Ch’abbia fiutato un triduano estinto.
25Ed ella si sedea, la moritura
Imperadrice, d’orgie insazïata
E imprevidente; e l’ultima libava
Stilla del suo falerno
In una coppa d’Attica fattura
30Che le porgea con fina aria di scherno
Bellissima una schiava.
Ma le fûr sopra quei feroci, e il petto
Le piagarono e il fianco,
Infin che venne manco,
35E giacque. La Penisola fatale
Si converse in un lungo ordin di tombe
Dagli stranier vegliate, e fu divisa
La veste dell’uccisa.
Ma i rapitor contesero sull’urne
40Con rabbie diuturne
Düellando, e la truce
Lancia cognata si vibrâr nel core:
E alla corrusca luce
Delle cittadi in fiamme, elli di rossa
498 |