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GIACOMO LEOPARDI
Credi tu data al Tutto, e quante volte
190Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion. dell’universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co’ tuoi piacevolmente, e che i derisi
195Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
200Verso te finalmente il cor m’ assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d’arbor cadendo un picciol pomo,
Cui la nel tardo autunno
Maturità senz’altra forza atterra,
205D’un popol di formiche i dolci alberghi
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro. e l’opre
E le richezze ch’adunate a prova
Con lungo affaticar l’assidua gente
210Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto: così d’alto piombando,
Dall’utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
215Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli,
O pel montano fianco
Furiosa tra l’erba
220Di liquefatti massi
E di metalli e d’infocata arena
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