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GIACOMO LEOPARDI
Più felice sarei, dolce mia greggia.
Più felice sarei, candida luna.
O forse rra dal vero,
140Mirando all’altrui sorte, il mio pensiero;
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il dì natale.
321 | La Ginestra |
Del formadibil monte,
Sterminator Vesevo,
La qual null’altro allegra arbor nè fiore,
5Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De’ tuoi steli abbellir l’erme contrade
Che cingon la cittade
10La qual fu donna de’ mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
15Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d’afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell’impietrata lava,
20Che sotto i passi al peregrin risona,
Dove s’annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio,
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