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ENZO, RE
39Dacchè non può campare
Uomo che vive in pene,
Nè gaudio nullo invene,
42Nè pensamento ha che di ben s’apprenda.
Tutti quei pensamenti,
Ch’e’ miei spirti divisa,
Sono pene e dolore,
46Senz’allegrar, che non li s’accompagna;
Ed in tanti tormenti
Abbondo in mala guisa,
Che ’l natural colore
50Tutto perdo, si ’l cor si sbatte e lagna.
Or si può dir da manti:
Che è ciò che non si muore
53Poi ch’è sagnato il core?
Risponde: chi lo sagna,
In quel momento istagna:
56Non per mio ben, ma prova sua virtute.
La virtute, chi l’àve
D’uccidermi e guarire,
A lingua dir non l’oso,
60Per gran temenza ch’aggio non la sdegni.
Ond’io prego soave
Pietà, che mova a gire
E faccia in lei riposo,
64E Mercè umilemente se li alligni,
Sì che sie pïetosa
Di me, chè non m’è noja
67Morir, s’ella n’ha gioja;
Che sol viver mi piace
Per lei servir verace,
70E non per altro gioco che m’avvegna.
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