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GIACOMO LEOPARDI

          Muta sì lunga etade? e perchè tanti
          Risorgimenti? In un balen feconde
          10Venner le carte; alla stagion presente
          I polverosi chiostri
          Serbaro occulti i generosi e santi
          Detti degli avi. E che valor t’infonde,
          Italo egregio, il fato? O con l’umano
          15Valor forse contrasta il fato invano?
     Certo senza de’ numi alto consiglio
          Non è ch’ove più lento
          E grave è il nostro disperato obblio,
          A percoter ne rieda ogni momento
          20Novo grido de’ padri. Ancora è pio
          Dunque all’Italia il cielo; anco si cura
          Di noi qualche immortale:
          Ch’essendo questa o nessun’altra poi
          L’ora da ripor mano alla virtude
          25Rugginosa dell’Itala natura,
          Veggiam che tanto e tale
          È il clamor de’ sepolti, e che gli eroi
          Dimenticati il suol quasi dischiude,
          A ricercar s’a questa età sì tarda
          30Anco ti giovi, o patria, esser codarda.
     Di noi serbate, o gloriosi, ancora
          Qualche speranza? in tutto
          Non siam periti? A voi forse il futuro
          Conoscer non si toglie. Io son distrutto,
          35Nè schermo alcuno ho dal dolor, chè scuro
          M’è l’avvenire, e tutto quanto io scerno
          È tal che sogno e fola
          Fa parer la speranza. Anime prodi,
          Ai tetti vostri inonorata, immonda
          40Plebe successe; al vostro sangue è scherno

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