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GIACOMO LEOPARDI
Poi quando intorno è spenta ogni altra face
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
35Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
40Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
45È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
50Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
316 | Ad Angelo Mai |
(Quand’ebbe trovato i libri di Cicerone ‘ Della Repubblica ’)
Di svegliar dalle tombe
I nostri padri? ed a parlar gli meni
A questo secol morto, al quale incombe
5Tanta nebbia di tedio? E come or vieni
Sì forte a nostr’orecchi e sì frequente,
Voce antica de’ nostri,
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