18Alla terra del dolor! ’
Qual chi, scosso d’improvviso,
Si risente d’un’ingiuria 21Che non sa di meritar:
Tal sul vecchio del Cenisio
Si risolse quell’estranio 24Scuro il guardo a saettar.
Ma fu un lampo. — Del Romito
Le pupille venerabili 27Una lagrima velò;
E l’estranio, impietosito,
Ne’ misteri di quell’anima, 30Sospettando, penetrò.
Chè un dì a lui, nell’aule algenti,
Là lontan sull’onda baltica, 33Dell’Italia andò un romor
D’oppressori e di frementi,
Di speranze e di dissidj, 36Di tumulti annunziator.
Ma confuso, ma fugace
Fu quel grido, e ratto a sperderlo 39La parola uscì dei re:
Che narrò composta in pace
Tutta Italia, ai troni immobili 42Plauder lieta e giurar fè.
Ei pensava: ‘Non e lieta,
Non puo stanza esser del giubllo 45Dove il pianto d al limitar.’
Con inchiesta mansueta
Tento il cor del Solitario, 48Che rispose al suo pregar:
‘Non è lieta, ma pensosa:
Non v’è plauso, ma silenzio;