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GABRIELE ROSSETTI
Sazierete la fame de’ corvi,
Mercenarie falangi di schiavi:
In chi pugna pe’ dritti degli avi
80Divien cruda la stessa pietà.
Una spada di libera mano
È saetta di Giove tonante,
Ma nel pugno di servo tremante
84Come canna vacilla l’acciar.
Fia trïonfo la morte per noi,
Fia ruggito l’estremo sospiro:
Le migliaia di Persia fuggiro,
88I trecento di Sparta restâr!
E restaron co’ brandi ne’ pugni
Sopra mucchi di corpi svenati,
E que’ pugni, quantunque gelati,
92Rassembravan disposti a ferir.
Quello sdegno passava nel figlio
Cui fu culla lo scudo del padre,
Ed al figlio diceva la madre:
96‘ Quest’esempio tu devi seguir.’
O tutrice dei dritti dell’uomo
Che sorridi sul giogo spezzato,
È pur giunto quel giorno beato
100Che un monarca t’innalza l’altar!
Tu sul Tebro fumante di sangue
Passeggiavi qual nembo fremente,
Ma serena qual alba ridente
104Sul Sebeto t’assidi a regnar.
Una larva col santo tuo nome
Qui sen venne con alta promessa:
Noi, credendo che fossi tu stessa,
108Adorammo la larva di te:
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