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UGO FOSCOLO
250Così orando moriva. E ne gemea
L’Olimpo; e l’immortal capo accennando,
Piovea dai crini ambrosia sulla Ninfa,
E fe’ sacro quel corpo e la sua tomba.
Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
255Cenere d’Ilo; ivi l’Iliache donne
Sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
De’ lor mariti l’imminente fato;
Ivi Cassandra, allor che il nume in petto
La fea parlar di Troja il dì mortale,
260Venne, e all’ombre cantò carme amoroso;
E guidava i nepoti, e l’amoroso
Apprendeva lamento a’ giovinetti;
E dicea sospirando: ‘ Oh, se mai d’Argo,
Ove al Tidide e di Laerte al figlio
265Pascerete i cavalli, a voi permetta
Ritorno il cielo, invan la patria vostra
Cercherete! le mura, opra di Febo,
Sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troja avranno stanza
270In queste tombe; che de’ Numi è dono
Servar nelle miserie altero nome.
E voi, palme e cipressi, che le nuore
Piantar di Prïamo, e crescerete, ahi presto!
Di vedovili lagrime inaffiati,
275Proteggete i miei padri; e chi la scure
Asterrà pio dalle devote frondi
Men si dorrà di consanguinei lutti,
E santamente toccherà l’altare.
Proteggete i miei padri. Un dì vedrete
280Mendico un cieco errar sotto le vostre
Antichissime ombre, e brancolando
Penetrar negli avelli, e abbracciar l’urne,
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