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UGO FOSCOLO
85Singulto i rai di che son pie le stelle
Alle oblïate sepolture. Indarno
Sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
Dalla squallida notte. Ahi! sugli estinti
Non sorge fiore, ove non sia d’umane
90Lodi onorato e d’amoroso pianto.
Dal dì che nozze e tribunali ed are
Diero alle umane belve esser pietose
Di sè stesse e d’altrui, toglieano i vivi
All’etere maligno ed alle fere
95I miserandi avanzi che Natura
Con veci eterne a sensi alti destina.
Testimonianza a’ fasti eran le tombe,
Ed are a’ figli; e uscian quindi i responsi
De’ domestici Lari, e fu temuto
100Sulla polve degli avi il giuramento:
Religïon che con diversi riti
Le virtù patrie e la pietà congiunta
Tradussero per lungo ordine d’anni.
Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi
105Fean pavimento; nè agl’incensi avvolto
De’ cadaveri il lezzo i supplicanti
Contaminò; nè le città fur meste
D’effigïati scheletri: le madri
Balzan ne’ sonni esterrefatte, e tendono
110Nude le braccia su l’amato capo
Del lor caro lattante, onde nol desti
Il gemer lungo di persona morta
Chiedente la venal prece agli eredi
Dal santuario. Ma cipressi e cedri,
115Di puri effluvj i zefiri impregnando,
Perenne verde protendean sull’urne
Per memoria perenne, e prezïosi
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