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UGO FOSCOLO
E una forza operosa le affatica
20Di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe
E l’estreme sembianze e le reliquie
Della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perchè pria del tempo a sè il mortale
Invidierà l’illusïon che spento
25Pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
Gli sarà muta l’armonia del giorno,
Se può destarla con soavi cure
Nella mente de’ suoi? Celeste è questa
30Corrispondenza d’amorosi sensi,
Celeste dote è negli umani; e spesso
Per lei si vive con l’amico estinto,
E l’estinto con noi, se pia la terra
Che lo raccolse infante e lo nutriva,
35Nel suo grembo materno ultimo asilo
Porgendo, sacre le reliquie renda
Dall’insultar de’ nembi e dal profano
Piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
E di fiori odorata arbore amica
40Le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d’affetti
Poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
Dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
Fra ’l compianto de’ templi Acherontei,
45O ricovrarsi sotto le grandi ale
Del perdono d’Iddio; ma la sua polve
Lascia alle ortiche di deserta gleba,
Ove nè donna innamorata preghi,
Nè passaggier solingo oda il sospiro
50Che dal tumulo a noi manda Natura.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
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