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VINCENZO MONTI
Pieno d’alto saver, splendesti allora,
Dotto Paciaudi mio; nome che dolce
95Nell’anima mi suona, e sempre acerba,
Così piacque agli dei, sempre onorata
Rimembranza sarammi. Ombra diletta,
Che sei sovente di mie notti il sogno,
E pietosa a posarti in sulla sponda
100Vieni del letto ov’io sospiro, e vedi
Di che lagrime amare io pianga ancora
La tua partita; se laggiù ne’ campi
Del pacifico Eliso, ove tranquillo
Godi il piacer della seconda vita,
105Se colà giunge il mio pregar, nè troppo
S’alza sull’ali il buon desío, Torquato
Per me saluta, e digli il lungo amore
Con che sculsi per lui questa novella
Di tipi leggiadria; digli in che scelte
110Forme più care al cupid’occhio offerti
I lai del suo pastor fan dolce invito;
Digli il bel nome che gli adorna e cresce
Alle carte splendor. Certo di gioia
A quel divino rideran le luci,
115Ed Anna Malaspina andrà per l’ombre
Ripetendo d’Eliso, e fia che dica:
‘ Perchè non l’ebbe il secol mio! memoria
Non sonerebbe sì dolente al mondo
Di mie tante sventure. E, se domato
120Non avessi il livor (chè tal nemico
Mai non si doma, nè Maron lo vinse
Nè il Meonio cantor), non tutti almeno
Chiusi a pietade avrei trovato i petti.
Stata ella fora tutelar mio nume
125La Parmense eroina; e di mia vita,
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