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VINCENZO MONTI
294 | Alla Marchesa Malaspina della Bastia |
(Dedicatoria nell’edizione parmense dell’Aminta)
In tanto grido si levâr d’Aminta,
Sì che parve minor della zampogna
L’epica tromba, e al paragon geloso
5Dei primi onori dubitò Goffredo,
Non è, donna immortal, senza consiglio
Che al tuo nome li sacro, e della tua
Per senno e per beltate inclita figlia
L’orecchio e il core a lusingar li reco,
10Or che di prode giovinetto in braccio
Amor la guida. Amor più che le Muse
A Torquato dettò questo gentile
Ascreo lavoro; e infino allor più dolce
Linguaggio non avea posto quel dio
15Su mortal labbro, benchè assai di Grecia
Erudito l’avessero i maestri
E quel di Siracusa e l’infelice
Esul di Ponto. Or qual v’ha cosa in pregio
Che ai misteri d’Amor più si convegna
20D’amoroso volume? E qual può dono
Al Genio Malaspino esser più grato
Che il canto d’Elicona? Al suo favore
Più che all’ombre Cirrèe crebber mai sempre
Famose e verdi l’Apollinee frondi,
25‘ Onor d’imperatori e di poeti.’
Del gran padre Alighier ti risovvenga,
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