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VINCENZO MONTI
Ma invan; chè occulto e memore
Del già sofferto scorno
Temei novella ingiuria
124Ed ebbi orror del giorno;
Ed aspettai benefica
Etade in cui sicuro
Levar la fronte e l’etere
128Fruir tranquillo e puro.
Al mio desir propizia
L’età bramata uscío,
E tu sul sacro Tevere
132La conducesti, o Pio.
Per lei già l’altre caddero
Men luminose e conte,
Perchè di Pio non ebbero
136L’augusto nome in fronte.
Per lei di greco artefice
Le belle opre felici
Van del furor de’ secoli
140E dell’obblio vittrici.
Vedi dal suolo emergere
Ancor parlanti e vive
Di Perïandro e Antistene
144Le sculte forme argive:
Da rotte glebe incognite
Qua mira uscir Bïante
Ed ostentar l’intrepido
148Disprezzator sembiante;
Là sollevarsi d’Eschine
La testa ardita e balda,
Che col rival Demostene
152Alla tenzon si scalda.
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