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IPPOLITO PINDEMONTE

               Volar dovresti alla mia patria sede;
               Ma chi ti può dar fede?
               A miracol non visto è raro data;
               Resta, del mio cor figlia, ove sei nata.


VINCENZO MONTI

291 Per il Congresso d’Udine
1754-†1823
A
GITA in riva dell’Isonzo il fato,

Italia, le tue sorti; e taciturna
               Su te l’Europa il suo pensier raccoglie.
               Stansi a fronte, ed il brando insanguinato
               5Ferocemente stendono sull’urna
               Lamagna e Francia con opposte voglie;
               Ch’una a morte ti toglie,
               E dàrlati crudel l’altra procura.
               Tu muta siedi; ad ogni scossa i rai
               10Tremando abbassi, e nella tua paura
               Se ceppi attendi o libertà non sai.
          Oh più vil che infelice! oh de’ tuoi servi
               Serva derisa! Sì dimesso il volto
               Non porteresti e i piè dal ferro attriti,
               15Se del natio vigor prostrati i nervi
               Superba ignavia non t’avesse e il molto
               Fornicar co’ tiranni e co’ leviti:
               Onorati mariti,
               Che a Caton preponesti, a Bruto, a Scipio!
               20Leggiadro cambio, accorto senno in vero!
               Colei che l’universo ebbe mancipio
               Or salmeggia; e una mitria è il suo cimiero.
          Di quei prodi le sante ombre frattanto
               Romor fanno e lamenti entro le tombe,
               25Che avaro piè sacerdotal calpesta;


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