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VITTORIO ALFIERI
285 | (Lo Stato Romano) |
Ti vai nomando; aridi campi incolti;
Squalidi, oppressi, estenuati volti
4Di popol rio codardo e insanguinato:
Prepotente, e non libero senato
Di vili astuti in lucid’ostro involti;
Ricchi patrizj, e più che ricchi stolti;
8Prence, cui fa sciocchezza altrui beato:
Città, non cittadini; augusti tempj,
Religïon non già; leggi, che ingiuste
11Ogni lustro cangiar vede, ma in peggio:
Chiavi, che compre un dì schiudeano agli empj
Del ciel le porte, or per età vetuste:
14Oh, se’ tu Roma, o d’ogni vizio il seggio?
286 | (Toscana) |
Ch’oggi il sol vincitor superbo indora
Lor nuovo ammanto intemerato ancora
4Ti ostentan vaghi, s’ivi l’occhio estolli.
Ma i declivi ubertosi piani molli,
Fra cui l’amena ride Attica Flora,
Prendendo a scherno le pruine ognora,
8Verdeggian lieti d’umidor satolli.
Beato nido, a cui, qualora il gelo
D’ispide orrende boréali spiagge
11Osa affacciarsi, ci stempra il duro velo!
Deh, di mia vita il colmo Apollo irragge
Sotto questo a me fausto Etrusco cielo
14Dove ogni oggetto al poetar mi tragge .
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