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VITTORIO ALFIERI
273 | Satira |
L’Educazione
Constabit patri quam filius.
Juv. Sat. vii. 187.
‘ ’Strissimo sì, son nuovo celebrante.’
3‘ Dunque voi la direte alla contessa.
Ma come siete dello studio amante?
Come stiamo a giudizio? i’ vo’ informarmi
6Ben ben di tutto, e chiaramente, avante.’
‘ Da chi le aggrada faccia esaminarmi,
So il latino benone: e nel costume
9Non credo ch’uom nessun potrà tacciarmi.’
‘ Questo vostro latino è un rancidume.
Ho sei figli: il contino è pien d’ingegno,
12E di eloquenza naturale un fiume.
Un po’ di pena per tenerli a segno
I du’ abatini e i tre cavalierini
15Daranvi; onde fia questo il vostro impegno.
Non me li fate uscir dei dottorini:
Di tutto un poco parlino, in tal modo
18Da non parer nel mondo babbuini;
Voi m’intendete. Ora, venendo al sodo,
Del salario parliamo. I’ do tre scudi;
21Chè tutti in casa far star bene io godo.’
‘ Ma, signor, le par egli, a me tre scudi?
Al cocchier ne dà sei.’ ‘ Che impertinenza!
24Mancan forse i maestri, anco a du’ scudi?
Ch’è ella in somma poi vostra scïenza?
Chi siete in somma voi, che al mi’ cocchiere
27Veniate a contrastar la precedenza?
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