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VITTORIO ALFIERI
272 | Canto di David a Saul | 1749-†1803 |
Siedi sovran d’ogni creata cosa;
Tu, per cui tratto io son dal nulla, e penso,
E la mia mente a te salir pur osa;
5Tu, che se il guardo inchini, apresi il denso
Abisso, e via non serba a te nascosa;
Se il capo acccnni, trema l’universo;
Se il braccio innalzi, ogni empio ecco è disperso:
Già sulle ratte folgoranti piume
10Di Cherubin ben mille un dì scendesti;
E del tuo caldo, irresistibil nume
II condottiero d’Israello empiesti:
Di perenne facondia a lui tu fiume,
Tu brando, e senno, e scudo a lui ti festi:
15Deh! di tua fiamma tanta un raggio solo
Nubi-fendente or manda a noi dal polo.
Tenebre e pianto siamo . . .
Chi vien, chi vien, ch’odo e non veggo? Un nembo
Negro di polve rapido veleggia,
20Dal torbid’Euro spinto. —
Ma già si squarcia; e tutto acciar lampeggia
Dai mille e mille, ch’ei si reca in grembo . . .
Ecco, qual torre, cinto
Saúl la testa d’infocato lembo.
25Traballa il suolo al calpestío tonante
D’armi e destrieri:
La terra, e l’onda, e il cielo è rimbombante
D’urli guerrieri.
Saúl si appressa in sua terribil possa;
30Carri, fanti, destrier sossopra ei mesce:
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