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GIUSEPPE PARINI
Me spinto nella iniqua
Stagione, infermo il piede,
Tra il fango e tra l’obliqua
8Furia de’ carri, la città gir vede;
E per avverso sasso
Mai fra gli altri sorgente,
O per lubrico passo,
12Lungo il cammino stramazzar sovente.
Ride il fanciullo; e gli occhi
Tosto gonfia commosso,
Chè il cubito e i ginocchi
16Me scorge o il mento dal cader percosso.
Altri accorre, e: ‘ Oh infelice
E di men crudo fato
Degno vate! ’ mi dice;
20E, seguendo il parlar, cinge il mio lato
Con la pietosa mano,
E di terra mi toglie,
E il cappel lordo e il vano
24Baston dispersi nella via raccoglie.
‘ Te ricco di comune
Senso la patria loda;
Te sublime, te immune
28Cigno da tempo, che il tuo nome roda.
Chiama, gridando intorno;
E te molesta incita
Di poner fine al Giorno,
32Per cui, cercato, allo stranier ti addita.
Ed ecco il debol fianco,
Per anni e per natura,
Vai nel suolo pur anco
36Fra il danno strascinando e la paura:
Nè il sì lodato verso
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