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CARLO INNOCENZO FRUGONI
252 | iii |
Che di sua morte a lui serbò l’onore,
Tutte sul volto le virtù del core
4E le giurate a Roma ira raccolse;
E Trebbia e Canne in suo pensier rivolse.
Lunga al Tarpeo memoria aspra d’orrore;
Nè degli dei, qual chi contento more,
8Nè de’ cangiati suoi destin si dolse.
E fermo e fiso nella grande immago
Che di lui viva l’età tutte avranno,
11D’un generoso pallor tinto e bianco,
‘ II Tebro omai togliam ’ disse, ‘ d’affanno;
Finchè Annibal vivea, tutta non anco
14Era ben vinta la fatal Cartago.’
PIETRO METASTASIO
253 | Canzonetta | 1698-†1782 |
Al fin respiro, o Nice,
Al fin d’un infelice
4Ebber gli dei pietà:
Sento da’ lacci suoi,
Sento che l’alma è sciolta
Non sogno questa volta,
8Non sogno libertà.
Mancò l’antico ardore,
E son tranquillo a segno,
Che in me non trova sdegno
12Per mascherarsi Amor.
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