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CARLO INNOCENZO FRUGONI

Sonetti

(Annibale)

250 i
D
EL primo pelo appena ombrato il mento

Avea l’ardente giovane affricano,
               Quando, sul sacro altar posta la mano,
               4Proferiva l’orribil giuramento;
          E cento deità chiamava e cento
               Sull’alto scempio del valor romano;
               Sebben li giusti dei lasciaro in vano
               8L’atroce voto, e diêrlo in preda al vento.
          Ma se veduto avesse il torvo e crudo
               Volto, ed udito il parlar duro e franco
               11Di lui, che ancor non appendea lo scudo
          Al braccio, e il fatal brando al lato manco,
               Roma temuto avría, come se ignudo
               14Già vedesse il gran ferro aprirle il fianco.


251 ii
F
EROCEMENTE la visiera bruna

Alzò sull’Alpe l’affrican guerriero,
               Cui la vittrice militar fortuna
               4Ridea superba nel sembiante altero.
          Rimirò Italia: e qual chi in petto aduna
               II giurato sull’ara odio primiero,
               Maligno rise, non credendo alcuna
               8Parte secura del nemico impero.
          E poi col forte immaginar rivolto
               Alle venture memorande imprese,
               11Tacito e in suo pensier tutto raccolto,
          Seguendo il Genio che per man lo prese,
               Coll’ire ultrici e le minacce in volto,
               14Terror d’Ausonia e del Tarpeo, discese.


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