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VINCENZO DA FILICAIA

240 (La Provvidenza)
Q
UAL madre i figli con pietoso affetto

Mira, e d’amor si strugge a lor davante,
               Ed un bacia in fronte, ed un si stringe al petto,
               4Uno tien sui ginocchi, un sulle piante;
          E mentre agli atti, ai gemiti, all’aspetto
               Lor voglie intende sì diverse e tante,
               A questi un guardo, a quel dispensa un detto,
               8E, se ride o s’adira, è sempre amante;
          Tal per noi Provvidenza alta, infinita,
               Veglia, e questi conforta, ed a quei provvede,
               11E tutti ascolta, e porge a tutti aita.
          E se niega talor grazia o mercede,
               O niega sol perchè a pregar ne invita,
               14O negar finge, e nel negar concede.


BENEDETTO MENZINI

241 Allegoria
1646-†1704
Q
UEL capro maladetto ha preso in uso

Gir tra le viti e sempre in lor s’impaccia.
               Deh, per farlo scordar di simil traccia,
               4Dargli d’un sasso tra le corna e ’l muso.
          Se Bacco il guata, ei scenderà ben giuso
               Da quel suo carro a cui le tigri allaccia;
               Più feroce lo sdegno oltre si caccia
               8Quand’è con quel suo vin misto e confuso.
          Fa di scacciarlo, Elpin, fa che non stenda
               Maligno il dente, e più non roda in vetta
               11L’uve nascenti ed il lor nume offenda.
          Di lui so ben, che un dì l’altar l’aspetta;
               Ma Bacco è da temer, che ancor non prenda
               14Del capro insieme e del pastor vendetta.


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