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VINCENZO DA FILICAIA
110Del teutonico Marte;
E, se tremendo e fier, più che mai fosse,
Scende il fulmin polono, ei fu che ’l mosse.
Ei da l’Esquilio colle
Ambo in ruina dell’orribil Geta,
115Mosè novello, estolle
A Te le braccia, che da un lato regge
Speme, e Fede da l’altro. Or chi Ti vieta
II ritrattar Tua legge,
E spegner l’ira che nel sen Ti bolle?
120Pianse e pregò l’afflitto
Buon re di Giuda, e gli crescesti etate;
Lagrime d’umiltate
Ninive sparse, e si cangiò ’l prescritto
Fatale infausto editto;
125Ed esser può che ’l Tuo Pastor devoto
Non ti sforzi, pregando, a cangiar voto?
Ma sento, o sentir parme,
Sacro furor che di sè m’empie. Udite,
Udite, o voi, che l’arme
130Per Dio cingete: al Tribunal di Cristo
Già decisa in pro vostro è la gran lite.
Al glorïoso acquisto
Su, su pronti movete; in lieto carme
Tra voi canta ogni tromba,
135E ’l trïonfo predice. Ite, abbattete,
Dissipate, struggete
Quegli empj; e l’Istro al vinto stuol sia tomba.
D’alti applausi rimbomba
La terra omai: che più tardate? aperta
140È già la strada, e la vittoria è certa.
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