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CARLO MARIA MAGGI
234 | ii |
Sorda bonaccia, e intanto il ciel s’oscura;
E pur ella si sta cheta e sicura,
4E, per molto che tuoni, uom non si desta.
Se pur taluno il paliscalmo appresta,
Pensa a sè stesso, e del vicin non cura,
E tal sì' lieto è dell’altrui sventura,
8Che non vede in altrui la sua tempesta.
Ma che? Quest’altre tavole minute,
Rotta l’antenna, e poi smarrito il polo,
11Vedrem tutte ad un soffio andar perdute.
Italia, Italia mia! questo è il mio duolo:
Allor siam giunti a disperar salute
14Quando pensa ciascun di campar solo.
FRANCESCO DI LEMENE
235 | Filli — Amore — Venere | 1634-†1704 |
Chi tel diede?
A. Mia madre; ed un pastore
Il diede a lei nelle foreste Idee,
5Perchè vinse altre dee
In lite di beltà.
F. È pur bello! È pur bello!
A. Io te lo dono.
F. Ma se accetto il bel dono
10Venere che dirà?
Ecco a punto ella vien.
A. Deh, il pomo ascondi!
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