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FULVIO TESTI
Il condottier del giorno,
6E caligine densa il cielo adombra:
Alto silenzio ingombra
La terra tutta, e nell’orror profondo
9Stanco da l’opre omai riposa il mondo.
Io sol non poso, e la mia dura sorte
Su queste soglie amate
12Nell’altrui pace a lagrimar mi mena.
Tu pur odi il mio duol, sai la mia pena;
Apri, deh! per pietate
15Apri, Cintia cortese, apri le porte.
Sonno tenace e forte
De la vecchia custode occupa i sensi:
18Apri, Cintia; apri, bella; oimè, che pensi?
Vuoi tu dunque, crudel, ch’io qui mi mora,
Mentre più incrudelisce
21La gelid’aria del notturno cielo?
D’ispide brine irta è la chioma; il gielo
Le membra istupidisce;
24Qual foglia i’ tremo, e tu non m’apri ancora?
Durissima dimora!
Ma tu dormi fors’anco, e ’l mio tormento
27Non ode altri che l’ombra, altri ch’il vento.
O Sonno, o de’ mortali amico nume,
Sopitor de’ pensieri,
30Sollevator d’ogn’affannato core:
Deh, s’egli è ver ch’ardessi unqua d’amore,
Da que’ begl’occhi alteri,
33Che stan chiusi al mio mal, spiega le piume;
Tornerai pria ch’allume
La bell’aurora il ciel; vanne soltanto
36Che Cintia oda il mio duol, senta il mio pianto.
Vanne, Sonno gentil, vattene omai;
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