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FULVIO TESTI
130Se da le salse arene
Spuntan coralli, e nell’Eoe maremme
Partoriscono perle argentee conche,
Son tue, Signor. Non tiene
Giove imperio quaggiù: questa è la legge;
135II mondo è in tuo poter, il cielo ei regge.
Su dunque, o fortunati
De l’Asia abitatori, al nume vostro
Vittime offrite, e consacrate altari:
Fumino d’odorati
140Incensi i sacri templi, e ’l secol nostro
Terreno Giove a riverire impari;
E tu, mentre prostrati
Qui t’adoriam, Signor, de’ tuoi divoti
Avvezzati a gradir le preci e i voti.’
145Lusingava in tal guisa
Questi il tiranno, e festeggianti e liete
D’ogn’intorno applaudean le turbe ignare;
Quando mano improvvisa
Apparve, io non so come, e la parete
150Scritta lasciò di queste note amare:
‘ Tu che fra canti e risa,
Fra lascivie e piaceri ora ti stai,
Superbissimo re, diman morrai.’
Tal fu ’l duro messaggio:
155Nè guari andò che da l’ondoso vetro
Uscì Febo a cacciar l’ombra notturna:
Infelice passaggio
Da real trono ire a mortal feretro,
Dal pranzo al rogo, e da le tazze a l’urna
160Così va chi mal saggio,
Volgendo il tergo al ciel, sua speme fonda
Ne’ beni di quaggiù lievi qual fronda.
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