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FULVIO TESTI
Nè soave nè caro
II frutto fu cuinon giugnesse grido
O contraria stagione o stranio lido.
100Scaltro garzone intanto
Per condire il piacer de la gran cena
Temprò con saggia mano arpa dorata;
E sì soave il canto
Indi spiegò, che in Elicona appena
105Febo formar può melodia più grata.
Ver lui sorrise alquanto
L’orgoglioso tiranno; e mentre disse,
Non fu chi battess’occhio o bocca aprisse.
‘ O beata, o felice
110La vita di colui che ’l Fato elesse
A regger scettri, a sostener diademi!
Vita posseditrice
Di tutto il ben che nelle sfere istesse
Godon lassù gli abitator supremi:
115Ciò ch’a Giove in ciel lice
Lice anco in terra al re; con egual sorte
Ambo pon dar la vita, ambo la morte.
Se regolati move
I suoi viaggi il sol; se l’ampio cielo
120Con moto eterno ognor si volve e gira;
Se rugiadoso piove,
S’irato freme, o senza nube e velo
Di lucido seren splender si mira,
Opra sol’è di Giove;
125Quell’è suo regno, e tributarie belle
A lo sguardo divin corron le stelle.
Ma se di bionde vene
Gravidi i monti sono, e se di gemme
Ricchi ha l’India felice antri e spelonche;
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