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FULVIO TESTI
Noi, di barbara gente
65Più barbari e più folli, a giusto sdegno
La natura moviamo, il mondo e Dio;
E nell’ozio presente
Istupidito è sì l’incauto ingegno,
Che tutto ha l’avvenir posto in obblio;
70Quasi che riverente
Lunge da i tetti d’or Morte passeggi,
E ’l ciel con noi d’eternità patteggi.
E pur, Giuseppe, è vero
Che di fragile vetro è nostra vita,
75Che più si spezza allor che più risplende.
Tardo sì, ma severo
Punisce il ciel gli orgogli, e la ferita
Che da lui viene inaspettata offende.
Non con stil menzognero
80Antiche fole ora mi sogno o fingo;
Le giustizie di Dio qui ti dipingo.
In aureo trono assiso,
Coronato di gemme a mensa altera,
Stava de l’Asia il re superbo e folle;
85II crin d’odori intriso
Piovea sul volto effeminato; ed era
Pien di fasto e lascivia il vestir molle;
Mille di vago viso
Paggi vedeansi, a un solo ufficio intenti,
90Ministrar lauti cibi in tersi argenti.
Tutto ciò, che di raro
In ciel vola, in mar guizza, in terra vive,
Del convito real si scelse agli usi.
Vini, che lagrimâro
95Le viti già su le Cretensi rive,
Fur con prodiga man sparsi e diffusi;
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