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GABRIELLO CHIABRERA

220 ii
C
HE a Spagna orgoglio e, colla man possente,

Scemasse a Libia Scipïone impero;
               Che il rozzo Elvezio e che il Francese altero
               4Del gran Cesare a’ piè fosse dolente;
          Chè appianasse Pompeo per l’Orïente
               Alle Romane insegne ampio sentiero;
               Che fiaccasse de’ Cimbri al popol fiero
               8Mario le corna a nostri danni intente:
          A noi che val, se dalla gloria i côri
               Torciamo all’ozio, ed i guerrieri acciari
               11Cingiamo sol per apparire adorni?
          Certo, le palme e gl’immortali allori,
               Onde quegli alti eroi splendono chiari,
               14Ci fan corona di vergogna e scorni.


221 iii
I
GRAN destrier, che tra le schiere armate

Urtar doveano ed annitrir spumosi,
               Snervate in ozio, o per gli dì festosi
               4Or a fren gli tenete, or gli spronate;
          E con morbida man briglie dorate
               Ite volgendo sugli arcion pomposi,
               Ed esperti a vibrar guardi amorosi,
               8Date battaglia alle bellezze amate.
          Ma sian di ragni le corazze albergo,
               E su gli elmi d’acciar la luce viva
               11Delle gemme e dell’ôr polve deprede:
          Chè ambe le braccia rilegate al tergo,
               Vuole Ottoman, dell’Ellesponto in riva,
               14Per cotanta virtù darvi mercede.

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