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ANNIBAL CARO
Di tutte le sue torri Italia e lei:
E dica: ‘ Ite, miei Galli, or Galli interi;
Gl’Indi e i Persi e i Caldei
30Vincete, e fate un sol di tanti imperi.’
Di questa madre generosa e chiara,
Madre ancor essa di celesti eroi,
Regnano oggi fia noi
D’altri Giovi altri figli ed altre suore,
35E vie più degni ancor d’incenso e d’ara
Che non fur già, vecchio Saturno, i tuoi.
Ma ciascun gli onor suoi
Ripon nell’umiltate e nel timore
Del maggior Dio. Mirate al vincitore
40D’Augusto invitto, al glorioso Errico,
Come di Cristo amico,
Con la pietà, con l’onestà, con l’armi,
Col sollevar gli oppressi e punir gli empi:
Non coi bronzi e coi marmi
45Si van sacrando i simulacri e i tempi.
Mirate, come placido e severo
È di sè stesso a sè legge e corona.
Vedete Iri e Bellona
Come dietro gli vanno, e Temi avanti.
50Com’ha la ragion seco, e ’l senno e ’l vero,
Bella schiera che mai non l’abbandona.
Udite, come tuona
Sopra de’ Licaoni e de’ Giganti.
Guardate quanti n’ha già domi, e quanti
55Ne percuote, e n’atterra: e con che possa
Scuote d’Olimpo e d’Ossa
Gli svelti monti e contr’al cielo imposti.
O qual fia poi spento Tifeo l’audace,
E i folgori deposti;
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