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GIOVANNI DELLA CASA

188 ii
O
SONNO, o della quota, umida, ombrosa

Notte placido figlio; o de’ mortali
               Egri conforto, oblio dolce de’ mali
               4Sì gravi, ond’è la vita aspra e noiosa;
          Soccorri al core omai, che langue, e posa
               Non ave; e queste membra stanche e frali
               Solleva: a me ten vola, o Sonno, e l’ali
               8Tue brune sovra me distendi e posa.
          Ov’è ’l silenzio, che ’l dì fugge, e ’l lume:
               E i lievi sogni, che con non secure
               11Vestigia di seguirti han per costume?
          Lasso! chè ’nvan tc chiamo, e queste oscure
               E gelide ombre invan lusingo. O piume
               14D’asprezza colme! o notti acerbe e dure!


189 iii
O
DOLCE selva solitaria, amica

De’ miei pensieri sbigottiti e stanchi,
               Mentre Borea ne’ dì torbidi e manchi
               4D’orrido giel l’aere e la terra implica;
          E la tua verde chioma, ombrosa, antica,
               Come la mia, par d’ognintorno imbianchi,
               Or che ’n vece di fior vermigli e bianchi
               8Ha neve e ghiaccio ogni tua piaggia aprica;
          A questa breve nubilosa luce
               Vo ripensando che m’avanza; e ghiaccio
               11Gli spirti anch’io sento e le membra farsi.
          Ma più di te dentro e d’intorno agghiaccio,
               Chè più crudo Euro a me mio verno adduce;
               14Più lunga notte, e diìpiù freddi e scarsi.

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