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LUIGI ALAMANNI
Sonetti
174 | i | 1495-†1556 |
Dopo il sest’anno a rivederti almeno,
Superba Italia; poi che starli in seno
4Dal Barbarico stuol m’è tolto, ahi lasso!
E con gli occhi dolenti e ’l viso basso
Sospiro, e inchino il mio natío terreno,
Di dolor, di timor, di rabbia pieno,
8Di speranza e di gioia ignudo e casso.
Poi ritorno a calcar l’AIpi nevose,
E ’l buon gallo sentier, ch’io trovo amico
11Più de’ figli d’altrui, che tu de’ tuoi.
Ivi al soggiorno solitario aprico
Mi starò sempre in quelle valli ombrose,
14Poi che il ciel lo consente, e tu lo vuoi.
175 | ii |
(Al fiume Senna)
Vedendo ir l’onde tue tranquille e liete
Per sì bei campi, a trar l’estiva sete
4A’ fiori e l’erbe onde ogni riva è piena!
Tu la città, che il tuo gran regno affrena,
Circondi e bagni, e ’n lei concordi e quete
Vedi le genti sì, che per sè miete
8Utile e dolce, ad altrui danno e pena.
II mio bell’Arno (ahi ciel, chi vide in terra
Per alcun tempo mai tant’ira accolta
11Quant’or sovra di lui sì larga cade?)
II mio bell’Arno in sì dogliosa guerra
Piange suggetto, e sol poi che gli è tolta
14L’antica gloria sua di libertade.
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