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MICHELANGIOLO BUONARROTI

Sonetti

156 i 1475-†1564
N
ON ha l’ottimo artista alcun concetto

Ch’un marmo solo in sè non circonscriva
               Col suo soverchio, e solo a quello arriva
               4La man che obbedisce all’intelletto.
          II mal ch’io fuggo, e ’l ben ch’io mi prometto,
               In te, donna leggiadra, altera e diva,
               Tal si nasconde; e perch’io più non viva
               8Contraria ho l’arte al desïato effetto.
          Amor dunque non ha, nè tua beltate,
               O fortuna, o durezza, o gran disdegno
               11Del mio mal colpa, o mio destino, o sorte,
          Se dentro del tuo cor morte e pietate
               Porti in un tempo, e che ’l mio basso ingegno
               14Non sappia ardendo trarne altro che morte.


157 ii
V
EGGIO co’ bei vostri occhi un dolce lume,

Che co’ miei ciechi già veder non posso,
               Porto co’ vostri passi un pondo addosso,
               4Che de’ miei stanchi non fu mai costume;
          Volo con le vostr’ali senza piume,
               Col vostro ingegno al ciel sempre son mosso,
               Dal vostro arbitrio son pallido e rosso,
               8Freddo al Sol, caldo alle più fredde brume.
          Nel voler vostro sta la voglia mia,
               I miei pensier nel cuor vostro si fanno,
               11Nel vostro spirto son le mie parole.
          Come Luna per sè sembra ch’io sia,
               Chè gli occhi nostri in ciel veder non sanno,
               14Se non quel tanto che n’accende il Sole.

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