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LODOVICO ARIOSTO
Chè la mia mente pur non la comprende;
Perch’ella è, com’un dio,
Da tutto il mondo espresso,
Ma non inteso, e sol sè stesso intende:
20Il suo bel nome pende
Prima dal suo bel viso,
E dai celesti lumi
Pendono i suoi costumi;
Tal che scesa qua giù dal Paradiso
25A tempo iniquo ed empio
Fa di sè stessa a sè medesma esempio.
Quando che a gli occhi miei
Prima costei s’offerse,
Come stella ch’appare a mezzo giorno;
30Stupido allor mi fei,
Perchè la vista scerse
Cosa qua giù da far il cielo adorno:
Benedetto il soggiorno
Ch’io faccio in questa vita,
35Ove, s’ebbi mai noia,
Tutto è converso in gioia,
Vedendo al mondo una beltà compita,
Nella quale io comprendo
Quell’alme grazie che nel cielo attendo.
40Poi che quell’armonia
Giù nel mio cuor discese,
Ch’uscìo fra ’l mezzo di coralli e perle;
Entro l’anima mia
Il suon così s’apprese
45Di quelle note, che mi par vederle,
Non che in l’orecchi averle.
O fortunato padre
Che seminò tal frutto,
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