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PANDOLFO COLLENUCCIO
12Tal io, che ai peggior anni oramai vèrgo,
In sogni, in fumo, in vanitate avvolto,
A te mie preghe volto,
Rifugio singolar, che pace apporte
16Allo umano viaggio, o sacra Morte.
Qual navigante nella turbida onda
Tra l’ira di Nettuno e d’Eolo, aggiunto
Quasi allo stremo punto,
20La cara merce, per camparne, affonda,
E il disiato porto
Rimirando, i perigli in mente accoglie,
E i lunghi affanni intra Cariddi e Scilla;
24A vita più tranquilla
Pensa, e a lasciar le irate onde e le scoglie,
Da poi che ’l danno l’ave fatto saggio,
Del marittimo oltraggio:
28Tal io, dell’empia mia fortuna accorto,
Macchiato e infetto in questa mortal pece,
A te volgo mia prece,
O porto salutar, che sol conforte
32D’ogni naufragio il mal, splendida Morte.
Placidissimo sonno, alta quïete,
Cui Stige dona e l’alto Flegetonte,
Cocito ed Acheronte,
36E la pigra onda del pallido Lete,
Ch’ogni memoria stingue,
Per te si straccia d’ignoranza il velo,
Sciocco è chi il tuo soccorso non intende,
40E in tutto al ver contende;
Egli ha la vista tenebrosa al cielo
Che de la tua pietade il don non vede,
Che il gran Fattor ne diede.
44Tu se’ l'alta possanza che distingue
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