Alle piaghe mortali
Che nel bel corpo tuo sì spesse veggio,
Piacemi almen che i miei sospir sien quali 5Spera ’l Tevero e l’Arno,
E ’l Po dove doglioso e grave or seggio.
Rettor del ciel, io cheggio
Che la pietà che ti condusse in terra
Ti volga al tuo diletto almo paese. 10Vedi, Signor cortese,
Di che lievi cagion che crudel guerra!
E i cor, ch’indura e serra
Marte superbo e fero,
Apri tu, Padre, e ’ntenerisci e snoda: 15Ivi fa che ’l tuo vero
(Qual io mi sia) per la mia lingua s’oda.
Voi, cui Fortuna ha posto in mano il freno
De le belle contrade
Di che nulla pietà par che vi stringa, 20Che fan qui tante pellegrine spade?
Perchè ’l verde terreno
Del barbarico sangue si dipinga?
Vano error vi lusinga:
Poco vedete, e parvi veder molto: 25Che ’n cor venale amor cercate o fede.
Qual più gente possede,
Colui è più da’ suoi nemici avvolto.
O diluvio raccolto
Di che deserti strani 30Per inondare i nostri dolci campi!
Se dalle proprie mani
Questo n’avvien, or chi fia che ne scampi?