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FRANCESCO PETRARCA
Del lungo odio civil ti pregan fine,
Per cui la gente ben non s’assicura;
Onde ’l cammino a’ lor tetti si serra,
Che fur già sì devoti, ed ora in guerra
50Quasi spelonca di ladron son fatti,
Tal che a’ buon solamente uscio si chiude:
E tra gli altari e tra le statue ignude
Ogni impresa crudel par che si tratti.
Deh quanto diversi atti!
55Nè senza squille s’incomincia assalto,
Che per Dio ringraziar fur poste in alto.
Le donne lagrimose, e ’l vulgo inerme
Della tenera etate, e i vecchi stanchi
Ch’hanno sè in odio e la soverchia vita;
60E i neri fraticelli e i bigi e i bianchi,
Con l’altre schiere travagliate e ’nferme,
Gridan: ‘ O signor nostro, aita, aita ’:
E la povera gente sbigottita
Ti scopre le sue piaghe a mille a mille,
65Ch’Annibale, non ch’altri, farian pio:
E se ben guardi alla magion di Dio
Ch’arde oggi tutta, assai poche faville
Spegnendo, fien tranquille
Le voglie che si mostran sì ’nfiammate;
70Onde fien l’opre tue nel ciel laudate.
Orsi, Lupi, Leoni, Aquile e Serpi
Ad una gran marmorea Colonna
Fanno noia sovente, ed a sè danno;
Di costor piagne quella gentil donna,
75Che t’ha chiamato acciò che di lei sterpi
Le male piante che fiorir non sanno.
Passato è già più che ’l millesim’anno,
Che ’n lei mancar quell’anime leggiadre
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