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FRANCESCO PETRARCA
50Che sona nel mio cor sì dolcemente.
Ma, tornandomi a mente
Che pur morta è la mia speranza viva
Allor ch’ella fioriva,
Sa ben Amor qual io divento, e (spero)
55Vedel colei ch’è or sì presso al vero.
Donne, voi che miraste sua beltate
E l’angelica vita
Con quel celeste portamento in terra,
Di me vi doglia e vincavi pietate,
60Non di lei, ch’è salita
A tanta pace, e m’ha lassato in guerra,
Tal che, s’altri mi serra
Lungo tempo il cammin da seguitarla,
Quel ch’Amor meco parla
65Sol mi riten ch’io non recida il nodo;
Ma e’ ragiona dentro in cotal modo:
‘ Pon freno al gran dolor che ti trasporta;
Chè per soverchie voglie
Si perde ’l cielo ove ’l tuo core aspira,
70Dove è viva colei ch’altrui par morta;
E di sue belle spoglie
Seco sorride e sol di te sospira;
E sua fama, che spira
In molte parti ancor per la tua lingua,
75Prega che non estingua,
Anzi la voce al suo nome rischiari,
Se gli occhi suoi ti fûr dolci nè cari.’
Fuggi ’l sereno e ’l verde,
Non t’appressar ove sia riso o canto,
80Canzon mia, no, ma pianto:
Non fa per te di star fra gente allegra,
Vedova sconsolata in vesta negra.
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