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FRANCESCO PETRARCA

72 viii
P
ADRE del ciel, dopo i perduti giorni,

Dopo le notti vaneggiando spese
               Con quel fero desio ch’al cor s’accese
               4Mirando gli atti per mio mal sì adorni;
          Piacciati omai, co ’l tuo lume, ch’io torni
               Ad altra vita et a più belle imprese;
               Sì ch’avendo le reti indarno tese
               8Il mio duro avversario se ne scorni.
          Or volge, Signor mio, l’undecimo anno
               Ch’i’ fui sommesso al dispietato giogo,
               11Che sopra i più soggetti è più feroce.
          Miserere del mio non degno affanno;
               Reduci i pensier vaghi a miglior luogo;
               14Rammenta lor com’oggi fosti in croce.


73 ix
L
A vita fugge e non s’arresta un’ora,

E la morte vien dietro a gran giornate,
               E le cose presenti e le passate
               4Mi danno guerra, e le future ancora;
          E ’l rimembrar e l’aspettar m’accora
               Or quinci or quindi sì, che ’n veritate,
               Se non ch’i’ ho di me stesso pietate,
               8I’ sarei già di questi pensier fòra.
          Tornami avanti s’alcun dolce mai
               Ebbe ’l cor tristo; e poi da l’altra parte
               11Veggio al mio navigar turbati i venti:
          Veggio fortuna in porto, e stanco omai
               Il mio nocchier, e rotte arbore e sarte,
               14E i lumi bei, che mirar soglio, spenti.

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