Dopo le notti vaneggiando spese
Con quel fero desio ch’al cor s’accese 4Mirando gli atti per mio mal sì adorni;
Piacciati omai, co ’l tuo lume, ch’io torni
Ad altra vita et a più belle imprese;
Sì ch’avendo le reti indarno tese 8Il mio duro avversario se ne scorni.
Or volge, Signor mio, l’undecimo anno
Ch’i’ fui sommesso al dispietato giogo, 11Che sopra i più soggetti è più feroce.
Miserere del mio non degno affanno;
Reduci i pensier vaghi a miglior luogo; 14Rammenta lor com’oggi fosti in croce.
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ix
L
A vita fugge e non s’arresta un’ora,
E la morte vien dietro a gran giornate,
E le cose presenti e le passate 4Mi danno guerra, e le future ancora;
E ’l rimembrar e l’aspettar m’accora
Or quinci or quindi sì, che ’n veritate,
Se non ch’i’ ho di me stesso pietate, 8I’ sarei già di questi pensier fòra.
Tornami avanti s’alcun dolce mai
Ebbe ’l cor tristo; e poi da l’altra parte 11Veggio al mio navigar turbati i venti:
Veggio fortuna in porto, e stanco omai
Il mio nocchier, e rotte arbore e sarte, 14E i lumi bei, che mirar soglio, spenti.